7. Il primo Giubileo: apriti Cielo!

Bonifacio VIII lo indisse dal Laterano e lo rese solenne annunciandolo dal Vaticano. All'evento anche il sommo poeta Dante. Pio XII: la colpa del mondo? Aver perso il senso del peccato

Oggi si è adempiuta questa Scrittura.
Luca 4,21

“Apriti Cielo!”, disse Bonifacio VIII. E sul cuore degli uomini scese il perdono. Era il 22 febbraio 1300 quando il Papa spalancò il varco divino e indisse a Roma il primo Giubileo della Chiesa. Il documento stabiliva che il periodo d’indulgenza iniziasse (retroattivamente) nel Natale 1299, fosse valido dodici mesi e venisse ripetuto ogni cento anni. Nei secoli, però, alcuni pontefici hanno cambiato cadenza: da 100 a 50, poi 33 e infine 25 anni (a parte le date straordinarie). L’evento del 1300 era tanto nuovo e importante che anche Dante giunse nell’Urbe per non perderselo. Oggi il Vaticano sottolinea così la presenza del Sommo poeta fiorentino: “Secondo la ricostruzione letteraria più diffusa – scrive – il viaggio immaginario di sette giorni di Dante tra Inferno, Purgatorio e Paradiso, si svolge proprio nell’anno del primo Giubileo, nel 1300… il percorso di redenzione che il sommo poeta immagina per sé”.

Per dare il giusto contesto agli eventi occorre fare un passo indietro. Come da liturgia precedente al cristianesimo, anche gli Ebrei celebrano il loro anno giubilare. Il periodo cade ogni sette volte sette anni e prende il nome dal corno che lo annunciava – yobel – il quale, in versione latina, sta appunto per “giubileo”. Però, il compito di perdonare assegnato da Cristo agli apostoli, con il Giubileo di Bonifacio fu espanso e incardinato nel calendario della Chiesa.

Prima di chiedere e ottenere la remissione dei peccati, il Santo Padre aveva detto ai credenti di raggiungere più luoghi. Tra questi, le basiliche di San Pietro, San Paolo fuori le Mura e solo poi concedersi al sacramento della Confessione. Lo scopo era (ed è) chiaro: per giungere al traguardo ultimo della rinascita spirituale occorre essere consci della propria colpa. È fondamentale essere consapevoli di aver fatto uno sbaglio quando magari neppure si immagina di averlo commesso, con intenzione o senza. In un radiomessaggio del 2 ottobre 1946, Pio XII rifletteva: “Forse il più grande peccato del mondo di oggi sta nel fatto che gli uomini hanno cominciato a perdere il senso del peccato”.