Le Cinque Scole della piazza più volte citata erano le sinagoghe di Roma. In ciascuna di esse si officiava il rito secondo la specifica tradizione delle componenti storiche più importanti della comunità: due sinagoghe erano per gli emigrati giunti dalla Spagna nel 1492 (Scola Catalana e Scola Castigliana), una per quelli provenienti dalla Sicilia (Scola Siciliana), altre due per gli ebrei che si trovavano a Roma già al tempo di quelle migrazioni (Scola Tempio e Scola Nova).
Torniamo ora alle sinagoghe principali, che erano importanti anche dal punto di vista amministrativo, visto che ogni famiglia aveva la sua scola di appartenenza e ciascun gruppo, almeno nei secoli più lontani, pesava negli organi interni di governo del ghetto in proporzione al numero degli iscritti alla rispettiva sinagoga. Se si trovavano tutte nello stesso posto era a causa della limitazione che permetteva l’esistenza di un solo luogo di culto ebraico in tutta la città.
La facciata esterna dell’edificio, come si può vedere nelle poche immagini che ne rimangono, conteneva una torre con in cima un orologio e un’edicola neoclassica sostenuta da quattro colonne di marmo realizzata nel 1835.
Fin dai primi anni dopo l’emancipazione si cominciò a discutere della costruzione di un nuovo tempio. Nel frattempo si aprì all’interno della comunità un acceso dibattito fra quanti avrebbero avrebbe voluto realizzare due sinagoghe di media grandezza, ciascuna in un punto diverso della città, anche per assecondare la distribuzione degli ex abitanti del ghetto in mezzo al resto della popolazione romana, e chi invece premeva per realizzare una grande sinagoga nell’area del vecchio quartiere.
Il referendum tenutosi nel 1896 fra gli iscritti alla comunità, diede una vittoria schiacciante. Gli ebrei romani volevano un tempio solenne, imponente, ben visibile dall’esterno. E lo volevano proprio lì, dove i loro antenati erano stati costretti a vivere per più di tre secoli…
La posa della prima pietra arrivò nel giugno del 1901. L’inaugurazione si tenne nel luglio del 1904, pochi giorni dopo la toccante cerimonia religiosa durante la quale i rotoli della Torah su cui pregavano e studiavano da secoli gli ebrei romani furono trasportati, seguiti da una grande folla, dal vecchio al nuovo edificio.
Fra le due date si inserì a sorpresa la visita del sovrano Vittorio Emanuele III, che suscitò fra loro scene di vero entusiasmo…
Stefano Caviglia
Fonte: shalom.it