Ricorda: hai iniziato la visita nel confine di Piazza San Pietro, dopo aver percorso via della Conciliazione. È l’ultima via costruita che ricorda le grandi vie che collegavano tutto l’impero: unisce due mondi, il Vaticano e Roma, Urbi et Orbi.
Poi ti sei rivolto verso l’obelisco di Piazza San Pietro. Ogni obelisco (come del resto ogni piramide), nel mondo egiziano era segno della luce catturata e offerta. In alto a questo obelisco c’è la croce: per crucem ad lucem. Roma è la città con più obelischi al mondo: è la città della luce. Alla base è scritto il trionfo della croce di Cristo sul Male: dove arriva la Chiesa, il Bene sconfigge il Male che fugge.
Più avanti ti sei trovato davanti al sampietrino che segna il luogo dell’attentato a san Giovanni Paolo II. Oltre a santo e papa, è anche confessore della fede. È lo avrebbero voluto martire. Si associa così ai protomartiri romani del I secolo che sono morti nel circo di Nerone occupato parzialmente dalla piazza attuale. La piazza raccoglie sangue di martiri e confessori.
Bernini, scrivendo sul significato del colonnato sosteneva opportunamente che “la chiesa di San Pietro, quasi matrice di tutte le altre doveva avere un portico che per l’appunto dimostrarsi di ricevere a braccia aperte maternamente i cattolici per confermarli nella credenza, gli eretici per riunirli nella Chiesa, e gli infedeli per illuminarli alla vera fede”. E fu pensato anche perché vi si svolgesse la processione del Corpus. Che magnifico esempio di arte scultoreo-architettonico applicato alla liturgia! Che magnifico “teatro” per il Signore presente nell’Eucaristia!
Dopo il controllo del metal detector accanto al portone di bronzo, in alto hai visto la scritta che invita a salire al tempio santo di Dio: con la citazione del profeta Isaia e dei salmi dell’ascensione, che gli ebrei recitano salendo verso Gerusalemme, la Chiesa ci ha invitato a entrare-salire al cuore della Nuova Gerusalemme: la basilica vaticana.
Nella facciata hai notato l’altorilievo della consegna delle chiavi. L’autorità alla Chiesa le viene direttamente da Cristo. E il grande potere risiede nell’annuncio e distribuzione della misericordia che vince il potere del Maligno e del peccato che tormentano l’umanità.
Dentro l’atrio ti sei soffermato davanti alla lapide del 1300 del primo Giubileo. Fortemente voluto dal popolo, fu concesso da papa Bonifacio VIII. Fece incidere in furia e in fretta la lapide messa in alto. Oggi è il giorno del tuo Giubileo, della tua purificazione, carpe diem!
Dentro alla basilica, hai sperimentato come attraverso il Baldacchino e la Gloria di Bernini sembra che la Chiesa madre ti venga incontro per accoglierti. Una sensazione coinvolgente di luce, colori, marmi e mosaici mostra il trionfo della verità dopo la purificazione vissuta nel Concilio di Trento. È una Chiesa vigorosa e sublime fino all’inverosimile, plasmata nella basilica. Senza parole.
Lungo la navata centrale, giusto all’altezza della Cappella del Santissimo sacramento, l’Eucaristia è il dono più sublime della divinità. Hai visto per terra il segno che ricorda che lì siamo all’altezza della cattedrale di Siviglia. Siviglia e la Madre Trinidad, con il suo modo di amare l’Eucaristia, è sempre lì per ricordarti che “nel tabernacolo Gesù ti aspetta sempre”.
Il Baldacchino maestoso: le sue colonne tortili con decorazione di viti, si ispiravano al Tempio di Salomone di cui la basilica vaticana è sentita come continuazione e l’erede. Così sei arrivato davanti alla Confessione di San Pietro e nel tamburo hai trovato queste parole del Vangelo: TU ES PETRUS ET SUPER HANC PETRAM AEDIFICABO ECCLESIAM MEAM – TIBI DABO CLAVES REGNI CAELORUM (“Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa […] a te darò le chiavi del Regno dei cieli”).
C’è uno straordinario parallelismo: mentre a Gerusalemme il Sommo sacerdote stava pronunciando il nome di Dio, otteneva il perdono dei peccati del popolo celebrando lo Yom Kippur, Pietro a Cesarea di Filippo, stava pronunciando davanti al suo Signore il titolo di Cristo e riceveva il potere delle chiavi di aprire e chiudere i cieli, di dare la misericordia, di perdonare i peccati. E qui tu pronunci la tua fede. Come il Sommo sacerdote poggiava la testa sulla roccia nel Sancta sanctorum, quando professava la fede nel nome di Dio, anche tu, presso la Confessione, ti sei appoggiato alla roccia di Pietro e confessando il nome di Dio nel Credo (credo in Dio Padre onnipotente… credo in Gesù Cristo, suo unico Figlio… credo nello Spirito Santo), attraverso il potere delle chiavi, hai ricevuto il perdono massimo dei peccati, cioè l’indulgenza plenaria. Questo luogo è dove tu puoi celebrare lo Yom Kippur-perdono-indulgenza permanentemente!
Tutto il ciclo della “Mater Ecclesiae” rappresentato alla base delle colonne ti ha ricordato la tua rinascita alla vita spirituale in Dio attraverso la madre Chiesa. È una vera e grande resurrezione nella fede celebrata nel cuore della santa Chiesa.
Ti sei fermato davanti alla Gloria di Bernini, grande realizzazione scultorea a servizio della verità e della fede e hai visto l’esaltazione della sede di Pietro, garante della verità dell’unità assistita dallo Spirito Santo. La verità sostiene se stessa. Da antico trono dell’imperatore persecutore contenente le fatiche di Ercole a trono della verità, mica male.
Uscendo, a modo di monito per affrontare il buon combattimento della fede in mezzo al mondo ostile, ti trovi e il Mosaico della Navicella di Giotto, che ricorda sempre il mistero della Chiesa, nave carica di figli sballottati dalle onde, ma fermamente guidata da Cristo e Pietro. Appena possibile recati al sacramento della Confessione e ricevi la Comunione per celebrare tanta misericordia.