“Roma onde Cristo è romano”: le parole di Beatrice a Dante nella Divina Commedia, condensando in sé profondità teologiche, suonano sconvolgenti per i cristiani. Alla Roma terrena, alla città di asfalto e case, di uffici e negozi, ma anche di glorie e di miserie, alla Roma quotidiana insomma in cui noi viviamo, si associa la Città Celeste, il Paradiso al quale Beatrice allude parlando con il poeta. E Cristo, che della Città Celeste è “cittadino”, abita nell’odierna città di pietra: Cristo è nostro concittadino!
Altri potranno guardare a Roma con occhi diversi: come a una città veneranda per la sua storia plurimillenaria, nobile per l’eredità di civiltà e per i tesori di cultura che custodisce, affascinante per i suoi incanti e le sue suggestioni: è giusto e condivisibile. Ma per i cristiani, oltre che tutto questo, Roma è molto di più: è la città santa di cui Cristo è protagonista.
La rende tale il disegno provvidenziale che i cristiani intuiscono sotteso alla storia di Roma lungo i secoli. E ha davvero del provvidenziale, per chi è mosso dalla fede, la singolare coincidenza di condizioni che consentono al messaggio di Gesù di germogliare e consolidarsi, diffondendosi su tre continenti nel clima di civilizzazione, di pace, di diritto oltre che di facilità di collegamenti che l’impero di Roma garantiva all’inizio dell’era cristiana. Lo stesso disegno che ha fatto della Città Eterna la naturale sede del successore di Pietro.
È santa, Roma, per i cristiani, perché custode delle memorie dei tanti testimoni della fede sul cui sacrificio poggia la costruzione della Chiesa. “O nobile Roma, sovrana nel mondo, di tutte le città la più grande, rossa per il sangue dei martiri” cantavano i pellegrini del medioevo all’apparire, sull’orizzonte della vasta campagna deserta, del profilo dell’Urbe tanto cercata. E da allora le antiche catacombe, le reliquie, i maestosi edifici sacri costruiti per custodirle continuano ad attrarre devoti di tutto il mondo: sono il punto di riferimento ideale di quanti, nella testimonianza dei martiri, cercano conforto alla loro fede.
Ma la santità di Roma sta soprattutto nella sua straordinaria dignità di sede del Papa, erede diretto di quel Pietro al quale Gesù affidò la sua Chiesa e che a Roma fondò e presiedette la primigenia comunità dei cristiani. In quanto sede del Successore di Pietro, Roma è madre della Chiesa universale una, santa, cattolica, apostolica e romana (anzi, se è lecito dirlo: una, santa, cattolica e apostolica e perciò romana).
Riflessioni, lo ripetiamo, che dovrebbero essere sconvolgenti per i cristiani. Per quelli che a Roma vivono, in primo luogo. Come non sentire, da cristiani, la responsabilità di abitare nella “città di Cristo”? di confrontarsi con un tale “concittadino”?
Ma il discorso vale anche per quanti, da credenti, affluiscono a Roma dal resto del mondo. Avvertano, questi visitatori, la suggestione straordinaria di far parte, in un unico spirito che attraversa i secoli, della folla di fedeli che da duemila anni convergono verso l’Urbe, alle radici del cristianesimo. Sentano come strade, chiese, palazzi, monumenti romani sono molto più che testimonianze – pure, spesso, incomparabili – di storia e arte: essi costituiscono l’espressione di una civiltà cittadina di cui il cristianesimo è linfa vitale, di una cultura che pervade la città – a saperla riconoscere – segnandola nell’aspetto e nell’animo.
Nella Roma madre della Chiesa e madre di tutti i cristiani si sentano, questi visitatori, non già ospiti occasionali, ma, idealmente, cittadini a pieno titolo. Perché a quel verso straordinario con cui Dante scolpisce la dimensione spirituale della città, “Roma onde Cristo è romano”, non suoni irriverente aggiungere sommessamente, parafrasando: “Roma onde ogni cristiano è romano”.
Sì, perché il vero romano sa di abitare nella Gerusalemme Celeste.