Io sono prostrato nella polvere, dammi vita secondo la tua parola.
Salmo 119,25
Si potrebbe dire che è stato il primo “turista spirituale”. Il suo nome è Abercio. Epoca di riferimento: fine del II secolo d.C. Attività: vescovo di Geropoli (o Hieropolis), in Asia Minore, divenuto santo festeggiato il 22 ottobre. Segno particolare: bastone pastorale. E poi il record personale: ha dettato la prima iscrizione cristiana incisa sul ceppo di marmo conservato nel Museo Pio Cristiano della Capitale (una copia è al Museo della Civiltà Romana).
Abercio fece una cosa che oggi sembra ordinaria ma che a quei tempi non lo era affatto. Sarebbe come scrivere un commento personale alla fine di un libro appena letto, lasciare una recensione sul sito Internet di un locale dove si è stati, oppure mettere nero su bianco le proprie impressioni sull’escursione da poco conclusa. Però, c’è una cosa che fa la differenza. Il vescovo racconta che non fu proprio una libera decisione quella di venire a Roma, ma sentì su di sé l’agire di una forza irresistibile, come di un faro attraente, per cui doveva raggiungere la Caput mundi a ogni costo.
Il Venerato ha inciso sulla pietra anche il nome delle terre che ha attraversato durante la sua esperienza archeo-mistica. Scrive: “Dalla pianura della Siria e tutte le sue città e oltre l’Eufrate”. Ha elencato pure le circostanze “interiori” nelle quali si è venuto a trovare”. Gesù “mi mandò a Roma a contemplare la reggia e vedere una regina dalle vesti e dalle calzature d’oro [la Chiesa]”. Poi riferimenti a personaggi e simboli: “Vidi colà un popolo [la comunità cristiana] – continua Abercio – che porta un fulgido sigillo [Battesimo]… avendo Paolo [il predicatore] con me, e la fede mi guidò dovunque e mi dette per cibo un pesce [il Salvatore] dalla fonte grandissimo, puro, che la casta Vergine [Maria] concepì e che [la fede] suole porgere a mangiare ogni giorno ai suoi fedeli amici, avendo un eccellente vino che suole donare col pane [corpo e sangue di Cristo]”.
La conclusione sembra un po’ il testamento del credente: “Cittadino di una eletta città – termina il vescovo turco – mi sono fatto questo monumento da vivo per avere qui una degna sepoltura”. Guida e itinerari erano spirituali, come quelli di Roma Celeste.