All'età di 80 anni è tornata in Terra Santa per cercare le prove della crocifissione di Gesù. E le ha trovate. Storia di Elena, madre dell'imperatore Costantino, poi fatta canonizzata

Per questo, Signore, ti loderò tra i popoli e canterò inni di gioia al tuo nome.

Salmo 18,50

Secoli dopo la condanna a morte di Cristo è tornata in quei luoghi per cercare prove della crocifissione e le ha trovate. Lei è Elena, madre dell’imperatore romano Costantino, scomparsa nel 329 e in seguito canonizzata (ricorrenza il 18 agosto). I “corpi del reato” sono conservati in quella che un tempo era la sua casa e in seguito è diventata la basilica di Santa Croce in Gerusalemme, costruita nel IV secolo.

Con l’editto del 313 il sovrano aveva sdoganato il cristianesimo, ma probabilmente non era interessato a indagare sulla brutta fine che aveva fatto il Figlio di Dio. Invece, non si può dire lo stesso dell’anziana madre. Nonostante i suoi ottant’anni, Elena andò in Palestina, a Gerusalemme, e come una Indiana Jones dell’antichità si mise a cercare tracce del delitto del Salvatore.

Ma com’era possibile trovarle dopo tanti anni dai fatti? I Giudei consideravano gli strumenti di tortura oggetti impuri, così li gettavano via. Ragione per cui i cristiani sapevano esattamente dove andare a pregare: sul Golgota, dove Cristo era stato ucciso, e al Santo Sepolcro, dove il corpo di Gesù era stato tumulato ed era poi risorto mettendo in agitazione il Sinedrio che l’aveva condannato. Anche a Roma la notizia della resurrezione del Nazareno aveva fatto rumore. Addirittura, l’imperatore Adriano (lontano predecessore di Costantino) aveva fatto riempire la depressione del terreno dei due siti costruendoci sopra templi pagani. Ma non servì, divennero basiliche: del Martyrium e dell’Anastasis, della Crocifissione e della Resurrezione. Ecco perché, anche se molto tempo dopo, Elena trovò indicazioni precise sui punti dove scavare riuscendo a mettere le mani su ciò che cercava. Compiuta la missione, tornò a Roma e conservò le prove-reliquie nella sua abitazione al Palazzo Sessoriano, in seguito parzialmente inglobato in Santa Croce in Gerusalemme.

Il nome della basilica si deve proprio agli oggetti che furono rinvenuti in Terra Santa e alle zolle di terreno gerosolimitano che la donna portò nella “Caput mundi” gettandole alla base della cosiddetta Cappella di Elena, in basilica. I pezzi sono: frammenti della croce, un chiodo, parte della tavola “INRI” (il Titulus), due spine della corona, un braccio della croce del buon ladrone (primo santo), pezzi della colonna di flagellazione, la spugna che era imbevuta di aceto e un soldo di Giuda. Le indagini sul deicidio erano state concluse.