C’è un segno nella chiesa di Santa Maria Maggiore, sull'arco trionfale. È un disco d'oro con al centro un trono senza sovrano: l'etimasia, attesa di Cristo nel giorno del Giudizio

C’era un trono nel cielo.

Apocalisse 4,2

Giunti a questo punto si potrebbe dire “e il cerchio è chiuso”. E, in effetti, i due mondi tenuti finora intrecciati, reale e oltremondano, sembrano arrivati all’atto finale. Il momento è raffigurato da un disco dorato e da quello che c’è dentro. Sembra l’anello del Re, con un trono al centro ma senza sovrano seduto sopra. Il simbolo si trova a Santa Maria Maggiore, al centro dell’arco trionfale in fondo alla grande navata della basilica. Si chiama etimasia, preparazione del seggio che sarà occupato da Cristo nel giorno del Giudizio universale. Cioè, spiegano le Scritture, quando si decideranno “buoni” e “cattivi” e si apriranno le porte di Cielo e inferi. Oltre Santa Maria Maggiore, a Roma l’etimasia compare anche nelle basiliche di San Paolo fuori le Mura, Santa Prassede e Santi Cosma e Damiano. Però, in alcune raffigurazioni la cattedra è vuota, mentre in altre ci sono nel cerchio insegne regali come l’agnello, il sudario, il Vangelo o la croce.

Ma perché il soglio si trova proprio sull’arco trionfale? Nella Casa del Signore ogni forma ha il suo significato. Per esempio, in base all’architettura tradizionale e ai simbolismi dell’arte sacra, in una chiesa vecchio stile il primo elemento da considerare è l’edificio: le pietre che lo compongono rappresentano i fedeli, il corpo mistico. Invece, il perimetro del portale all’ingresso è, in scala, la figura dell’interno messa in verticale. Insomma, ogni elemento architettonico rimanda al suo significato metafisico. Per esempio: le vetrate sono le Sacre Scritture, il pavimento la fede che sostiene il fedele, le travi i princìpi che tengono la Chiesa, i sedili in legno (dove ci sono) le anime contemplative e così via.

La navata è simbolo di preghiera e retto agire. Il transetto è il punto in cui s’incrociano le linee orizzontali e verticali della chiesa, dove si disegna la croce di Cristo. E qui c’è l’altare, dove il sacerdote celebra la funzione religiosa, serve l’ultima cena e conclude la Messa con la transustanziazione: l’Ostia consacrata diventa sangue e carne di Gesù.

Quindi, finalmente si arriva all’arco trionfale con l’etimasia e la scritta sottostante SYSTUS EPISCOPUS PLEBI DEI, Sisto vescovo al popolo di Dio. Affianco al cerchio le figure degli apostoli Pietro e Paolo: l’uno predicatore tra gli Ebrei, l’altro in mezzo ai pagani. In ultimo, la nicchia con l’ampia scena: Gesù incorona Maria, madre di Cristo ma anche rappresentazione della Chiesa che riunisce in sé l’umanità che l’Altissimo ama e sposa. Il viaggio è compiuto.