Otto sorgenti monumentali, una novantina tra fonti artistiche, fontanelle e “nasoni”: Roma è una sinfonia che gorgoglia senza sosta. E l'acqua che sgorga è una benedizione

Lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.
Genesi 1,2

L’acqua è vita e Roma ne ha fatto un monumento. La città sembra la grande fontana di Dio: ha un numero incredibile di fonti musive e tutte belle. In primis, Fontana di Trevi. I lavori di costruzione sono iniziati nel 1732 e portati a termine trent’anni dopo col suo maestoso Oceano trainato da cavalli marini e tritoni. Ma non è tutto.

Nella Capitale ci sono otto sorgenti monumentali, una novantina tra fontane artistiche e fontanelle bagnate da acqua potabile e 2500 “nasoni” (secondo l’Acea). Praticamente, un inno che gorgoglia senza sosta. Ma tutto questo cosa c’entra con il Cielo? Forse perché la Fontana di Trevi è alimentata dall’acquedotto Acqua Vergine (unico attivo su undici dell’Impero) e perché si dice che nel 19 a.C. una fanciulla avrebbe indicato la sorgente ai soldati assetati? Stando alle spiegazioni più ispirate, dietro al velo dell’acqua si celano il volto della Vergine Maria, le funzioni materne e la forza generativa della natura: senz’acqua non ci sarebbe vita.

Nel dizionario della religione la parola acqua è ricca di accezioni e rimandi. Essa è brodo ancestrale, motore celeste che genera e rigenera anime (battesimo, benedizione), lava dalle impurità e, quand’è diluvio, punisce (e pulisce) male e malvagi (l’arca è la nuova umanità). Inoltre, Cristo è “pesce” (in greco ichthys, acronimo di Iesoùs Christòs Theoù Hyiòs Sotèr, Gesù Cristo Salvatore Figlio di Dio), i credenti “pesciolini”, la conchiglia simbolo dell’energia creatrice, forma di battisteri e acquasantiere scolpite.

E Roma? Chi guarda alla città non può non accorgersi di quanta acqua sgorghi dalle sue bocche. Lo spettacolo cui dànno vita fissità del marmo e continuo movimento di quella trasparenza non è solo architettura liquida ma racconto che parla anche di un altro mondo. È una metafora che fluisce ovunque: alla Fontana di Trevi, dei Quattro Fiumi a piazza Navona, all’Acqua Paola, alle Naiadi, al Mosè, alle Tartarughe, alla Barcaccia in piazza di Spagna e da tante altre bellezze ancora. Non fu senza motivo se la Caput mundi fu detta “regina delle acque”.

Ancora, l’acqua racconta la vita terrena e anche quella ultraterrena. I poemi del passato fanno scorrere fiumi all’inferno, in purgatorio e paradiso. Ai corsi fluviali si attribuiscono effetti prodigiosi: suscitare odio, lamento e fuoco; gettare nell’oblio il ricordo del male fatto o conservare per sempre memoria del bene compiuto. Se l’acqua “scende” allora travolge e porta vita, mentre se risale è espressione di ritorno alla sorgente celeste. Roma è la Fontana del Signore.